L'isola Palmaria
Un paradiso naturale a poca distanza dal turismo
PER TUTTE LE GAMBE
ALLACCIAMO GLI SCARPONI E CONTINUIAMO IL CAMMINO NELLA NATURA CON GLI AMICI
DOMENICA 13 MARZO 2022
Palmaria: un paradiso naturale a poca distanza turismo
Uno stretto braccio di mare divide Portovenere dall’isola Palmaria, separando due mondi vicinissimi eppure completamente diversi: una località di villeggiatura giustamente celebre e frequentata in tutte le stagioni, e un paradiso naturale fatto di macchia mediterranea e di spettacolari rupi, abitate da colonie di gabbiani.
Difesa naturale del golfo e del porto di La Spezia, e per questo ancora disseminata di installazioni militari, dalla secentesca Torre Scola, che sorge su un vicino isolotto, al grande, semidistrutto Forte Conte di Cavour, dalla Batteria Sperimentale ai tanti bunker e alle tante postazioni di artiglieria risalenti alla seconda guerra mondiale, salvata dalla speculazione edilizia e turistica degli anni ’70 (qualcuno ricorderà ancora l’ecomostro che per anni ha fatto bella mostra di sé sul litorale, prima di essere giustamente distrutto), l’isola vanta una frequentazione umana antichissima: nella Grotta dei Colombi sono state trovate sepolture umane risalenti alla prima Età del Rame, ma anche prodotti litici e ossa fossili di animali pleistocenici, come il camoscio e il gufo delle nevi, indizio di un clima sicuramente più rigido di quello attuale.
Adesso gli abitanti sono 34 (dati del censimento 2011), in compenso tra i suoi lecci, i suoi pini, i tanti cespugli profumati tipici della flora mediterranea, che speriamo di vedere fioriti, vivono colonie di conigli e capre, discendenti di quelli originariamente allevati dai più numerosi coloni, e, soprattutto, una grande quantità di uccelli: alcuni rapaci, come il gheppio e il falco pellegrino, e poi il corvo imperiale, il passero solitario, oltre a cormorani e gabbiani, delle cui strida tutta l’isola risuona.
Il sentiero che consentirà di ammirare interamente la bellezza dell’isola inizia dal molo di Terrizzo, che raggiungeremo da Portovenere con una breve traversata. Lo percorreremo in senso antiorario e, girando sulla destra, supereremo alcune abitazioni e uno stabilimento balneare, in direzione di Punta Secca, accompagnati da splendide vedute dell’antico borgo di Portovenere, con le sue scogliere e la suggestiva chiesetta di San Pietro. Ci aspetta, subito dopo, una salita ripida e abbastanza impegnativa, (alcuni tratti di corda fissa costituiscono un valido aiuto) prima su tratti rocciosi, poi in mezzo al bosco, fino alla Batteria del Semaforo e al Centro di Educazione Ambientale, collocato in un’ala del forte Conte di Cavour. Ci saremo intanto affacciati al versante ovest dell’isola, caratterizzato da una spettacolare falesia bicolore, ricca di grotte e insenature e, seguendo la direzione “Pozzale”, con un percorso molto panoramico raggiungeremo ciò che resta della cava dismessa di portoro, un pregiato marmo nero, e ammireremo dall’alto la vicina isola del Tino, con il faro e il monastero di San Venerio. Una ripida discesa ci consentirà di raggiungere la spiaggia del Pozzale, dove consumeremo il nostro pranzo al sacco (c’è un bar, ma è aperto solo nei mesi estivi), di fronte a un panorama ancora diverso: la costa orientale del Golfo della Spezia, con Lerici e Tellaro, Montemarcello, la costa toscana fino a Livorno, e, se non saranno coperte dalle nuvole, le Alpi Apuane.
Tanta bellezza richiede un nuovo sacrificio: sarà necessaria un’altra ripida salita per ricongiungerci al sentiero principale, che ci condurrà senza altre difficoltà all’incrocio della Batteria Albini; da lì, tenendo la sinistra, completeremo su strada asfaltata il nostro anello, giungendo al molo di Terrizzo.
Come si vede, alcuni tratti dell’itinerario percorso sono decisamente impegnativi (nelle cartine sono classificati come EE e indicati con i puntini). Per chi lo volesse, sarà possibile percorrere un itinerario alternativo che, toccando alcuni dei punti più suggestivi dell’isola, consenta di evitare i saliscendi più aspri: Sempre partendo dall’imbarcadero si girerà sulla destra e si raggiungerà la vetta dell’isola utilizzando il cosiddetto “sentiero dei condannati”, ripido, ma regolare, oppure l’unica strada asfaltata. Una volta in vetta, sarà possibile percorrere il tratto più panoramico, e successivamente, senza affrontare la discesa (e la risalita) del Pozzale, completare il giro dell’isola mantenendosi però in quota.
«Dal Capo Corvo ricco di viburni
i pini vedess'io della Palmaria
che col lutto dei marmi suoi notturni
sta solitaria»
(Gabriele D’Annunzio. “Il Commiato” – da Alcyone
SCHEDA TECNICA DIFFICOLTA’= E (EE in alcuni punti)
Partenza: ore 07.00 da V.le Villetta con pullman
Rientro: ore 20.00, traffico permettendo
Dislivello in salita ed in discesa: m 360
Lunghezza. Km 9
Tempo di percorrenza: ore 3.00 circa
Abbigliamento adeguato alla stagione: scarponcini con suola vibram
Pranzo al sacco, sull’isola non sono presenti punti di ristoro.
Quota di partecipazione: € 35.00 la quota comprende trasporto con pullman, passaggio in barca da Porto Venere a Palmaria e ritorno, eseguito da COOP Barcaioli di Porto Venere.
POSTI DISPONIBILI: 40
Durante l’escursione è obbligatorio il rispetto del distanziamento, l’uso della mascherina FFP2 nei momenti opportuni, l’uso del gel disinfettante per le mani e tutti gli accorgimenti di buonsenso utili ad evitare eventuali rischi covid. E’ altresì obbligatorio il possesso del GREEN PASS.