Trekking all'isola Palmaria
Il resoconto di Maristella Tassi
Domenica 13 marzo il gruppo trekking del CSI di Parma allacciando gli scarponi e ripreso il cammino nella natura con gli amici sull’isola della Palmaria, un paradiso a poca distanza da casa, immergendosi in un ambiente assolutamente naturale caratterizzato da una rigogliosa macchia mediterranea.
Durante il viaggio la prof. Laura Faelli ha fatto un breve exursus sulla storia di Palmaria che prende il nome da “balma” che significa grotta.
Il gruppo si è imbarcato da Portovenere per attraversare il breve tratto di mare chiamato “le bocche” che separa l’isola dalla terraferma, rimanendo per un attimo col fiato sospeso di fronte a tanta bellezza, resa ancora più splendente dalla giornata di sole: da un lato l’antico borgo marinaro, incoronato dal castello genovese, la fila variopinta di case fortezza che accompagnano lo sguardo fino alla chiesa di San Pietro dominante il promontorio, dall’altro le verdi sponde dell’isola, il tutto incastonato nel mare incredibilmente blu. Dopo i lunghi e tristi mesi di pandemia e soprattutto nell’attuale terribile momento in cui tutti si è con l’animo sospeso per le sorti delle popolazioni in guerra, tanta bellezza sembra incredibile, tuttavia rassicurante e consolatoria.
La comitiva si è incamminata verso Puntasecca preceduta da un capretto che avendo perduto il gregge è diventato per un po’ la mascotte di tutti. È iniziata la salita piuttosto impervia, con alcuni passaggi impegnativi, prima su tratti rocciosi poi in mezzo al bosco. Risate e battute ma anche braccia robuste per aiutare hanno convinto anche i più refrattari ad inerpicarsi fino alla Batteria del Semaforo e al Centro di Educazione ambientale, una importante stazione per l’inanellamento di volatili, infatti Palmaria, per la sua particolare posizione è una tappa fondamentale sulle rotte di molti uccelli migratori. Il gruppo ha ripiegato scendendo sul versante occidentale dominato da falesie a picco sul mare, attraversando la gariga costituita da zone assolate e brulle ma anche boschi di cerri, roverelle, pini marittimi, e brughiere di mirti, lentischi, ginestre ed erica fiorita. La preoccupazione di alcuni per le continue soste che avrebbero fatto perdere la corsa di ritorno del battello, non ha fatto desistere i più a fermarsi continuamente per fotografare uno scorcio, un fiore , una risata di cuore tra amici, quasi che il breve tratto di mare che separa dalla terraferma avesse fatto magicamente lasciare là preoccupazioni, ansie, angosce, permettendo di vivere uno scampolo di tempo magicamente sospeso.